Ivan Zauli ci illustra l’importanza dello sviluppo delle abilità tecniche attraverso l’utilizzo dei giochi di applicazione e la capacità di saper dimostrare correttamente ogni singolo gesto tecnico.
Allenamento. Attività di base
Ivan Zauli
Allenatore Uefa B, maestro della tecnica, fondatore del network La strada dei Campioni, consulente di diverse società professionistiche.
Torniamo alla tecnica
La gestione sopraffina del pallone rappresenta un indubbio vantaggio per il giocatore di qualsiasi livello. I vantaggi di agire in tale direzione fin da piccoli e la progressione di attività.
Le migliori prestazioni e le vittorie delle più grandi squadre di tutti i tempi non sono, esclusivamente, dovute al loro collettivo, alla preparazione atletica e, neppure, a una buona impostazione tattica. Sempre più spesso la differenza viene fatta dalla “classe” e dalla qualità tecnica dei singoli. Un esempio tangibile è il Real Madrid guidato da Zidane, vincitore di tre Champions League consecutive nelle ultime tre annate, un undici ricco di talento. Ma cos’è il talento? Sicuramente è quella capacità che consente agli individui di realizzare azioni con apparente facilità. Rappresenta, però, anche l’abilità nell’apprendere velocemente. Pertanto, semplicità e naturalezza esecutiva insieme alla capacità di imparare fanno parte del talento stesso. Eppure, anche se è vero che un campione può emergere grazie al talento donatogli da madre natura, è altresì lampante come debba essere accompagnato tramite un lavoro mirato e costante nel tempo. Un esempio su tutti è il fuoriclasse oggi alla Juve, ma ieri uno dei protagonisti delle tre Champions col Real, Cristiano Ronaldo, il miglior spot di come il talento venga preservato, se non incrementato, con il lavoro quotidiano e la cura dei dettagli, sotto ogni punta di vista: tecnico, fisico, mentale, alimentare.
Dimostriamo!
Ma non tutti nascono con un talento straordinario. Infatti, molti ragazzi iniziano a giocare a calcio con “capacità” nella norma, ma non sviluppano mai quelle abilità tecniche necessarie per divertirsi nel gioco. Questo perché l’allenamento quotidiano è ormai più proiettato a un approccio globale e meno sullo sviluppo delle competenze tecniche individuali a 360°, soprattutto nell’età dell’oro della motricità – 6-12 anni – in cui si creano gli automatismi tecnici, attraverso la ripetizione nel tempo.
Sono del parere, e la mia esperienza nel campo mi conforta in questo, che i mister, soprattutto nell’attività di base – età di massimo apprendimento delle abilità tecniche – debbano “svestire” i panni dell’allenatore per diventare dei maestri dimostratori di tecniche calcistiche. L’allenatore/maestro di tecnica dovrebbe, lui per primo, essere in grado di saper fare in modo che i ragazzi possano apprendere efficacemente attraverso l’imitazione (modeling). Migliore sarà il modello imitativo, superiore sarà la risposta esecutiva da parte dei giocatori. E parlo anche di bambini che non possiedono un talento naturale cristallino, che difficilmente potranno diventare come Ronaldo, ma che devono acquisire una tecnica sufficiente se supportati adeguatamente da un mister che insegni loro tutti i virtuosismi e le tecniche dei grandi giocatori. Solo così potranno divertirsi con il nostro sport. Senza tali abilità tecniche di base, infatti, la possibilità di esprimersi bene calcisticamente sarà resa vana. E se cambiamo ambito, basta pensare, ad esempio, a un musicista che non si esercita abbastanza con il suo strumento preferito. Non avrà mai la dimestichezza data da ore e ore di pratica individuale con lo strumento per far venire alla luce certi “virtuosismi”.
Alleniamo l’individuo
L’obiettivo di qualsiasi allenatore, quindi, è formare calciatori tecnicamente indipendenti e non dipendenti da noi allenatori. Difatti, attraverso un approccio didattico-creativo, incentrato sullo sviluppo delle competenze tecniche, i giovani calciatori così allenati potranno provare a esprimersi in maniera autonoma e scegliere la soluzione tecnica più efficace (secondo loro) durante il gioco. Ma per scegliere un qualcosa devono conoscerlo e sentirlo proprio! Inoltre, è indispensabile che abbiano anche la possibilità di sbagliare senza essere telecomandati da tecnici che si sentono protagonisti come quando giocano alla Playstation. Certo, i bambini/ragazzi rischiano di commettere diversi errori, ma la crescita passa certamente attraverso questi. Tale approccio, poi, consente al giocatore di migliorare la propria creatività, la fiducia in se stesso, l’autostima, il senso di responsabilità, tutti aspetti che si rifletteranno, nel tempo, anche al di fuori dal campo da calcio.
Il divertimento è anche questo!
Lo sviluppo tecnico – in un percorso formativo dai 6 ai 16 anni – deve avere una sua gradualità, finalizzata al raggiungimento di innumerevoli piccoli traguardi per ogni fascia di età. Questa gradualità deve essere portata avanti tramite l’affinamento costante delle competenze tecniche, per sviluppare doti offensive che permettano, poi, in gara, di crearsi spazi di gioco e di andare a rete con eleganti azioni individuali e di gruppo, anche quando pressati dalla difesa avversaria. E non sottovalutiamo mai il divertimento intrinseco nel tentare certe soluzioni: i giovani, spesso, non smettono di giocare per pigrizia e inerzia, ma perché non riscontrano quei miglioramenti tanto desiderati. Potrebbero dedicarsi ad altre discipline proprio per scoprire azioni nuove e più divertenti di movimenti tattici collettivi e “aggressioni” costanti agli avversari. Per questo, creare l’entusiasmo e la gioia di una giocata potrebbe fare la differenza: è il divertimento, insieme al successo di imparare cose nuove, che ci spinge a praticare uno sport. Nelle altre discipline sportive, poi, una particolare tecnica viene ripetuta innumerevoli volte in sede di allenamento; al contrario, la media dei giovani calciatori si reca ad allenarsi soltanto dalle 2 alle 4 volte, al massimo, alla settimana – ammesso che il campo non sia impraticabile – entrando in contatto con la palla soltanto per pochi minuti. Per porre rimedio a questa carenza, la prima regola fondamentale è quella di insegnare a usare la palla in assenza di avversari, attraverso un lavoro sul trattamento della stessa, in modo di interiorizzare tutti quei pre-requisiti tecnici coordinativi che saranno fondamentali nel gioco.
Chiunque affermi che il calcio è uno sport semplice, dovrebbe riflettere sull’importanza e su quante gestualità tecniche occorrono durante un incontro nelle svariate situazioni che si creano. Oggi, il calcio è sempre più veloce, dinamico e fisico e le squadre sono sempre più preparate tatticamente e c’è sempre più densità difensiva. Ecco, perché, avere giocatori tecnicamente abili a districarsi in spazi stretti, attraverso virtuosismi tecnici, diventa fondamentale per conquistare campo e possibilità di giocate efficaci per la squadra. È indubbiamente più facile passare la palla a un compagno in posizione poco avanzata o mandare semplicemente il pallone in avanti confidando nella fortuna, ma il pubblico non va allo stadio soltanto per assistere a questo tipo di calcio. Gli spettatori si aspettano da una partita spettacolo: desiderano giocate di qualità e raffinatezza. E bisogna lavorare in questa direzione fin da piccoli, per dare l’occasione a chi ha talento di provare ad arrivare in alto e a chi non lo ha di divertirsi con il nostro sport.
Serve tutto, ma non dimentichiamo la tecnica!
Il calcio, si sa, è un gioco di squadra, tuttavia, la coesione del collettivo dipende prevalentemente dalle capacità dei singoli membri. Sin da bambini tutti i grandi campioni hanno sfruttato le loro qualità innate per vincere un duello, altri invece, anche dopo 20 anni di attività, non ne sono ancora capaci. Perché non sono stati preparati per questo. In passato, quando la strada rappresentava ancora il primo terreno di gioco per i ragazzi, regnava un maggiore equilibrio fra il gioco di attacco e di difesa e tutte le abilità tecniche e le strategie per l’1>1 venivano imparate attraverso mini-partitine con gli amici. Ora, che il calcio viene giocato a un livello diverso che richiede un intenso allenamento, la condizione fisica e la preparazione tattica del giocatore hanno un’importanza superiore. Ciò non ha necessariamente un’influenza negativa, a patto che si uniscano a un eccellente bagaglio tecnico. Davanti alle prodezze di un fuoriclasse il calcio si trasforma in un sport avvincente, fantasioso artistico e creativo; tuttavia, non sempre il calcio viene vissuto con passione ed entusiasmo, questo perché, a volte, durante l’insegnamento viene data priorità alla teoria a discapito della spontaneità.
Le 4 aree didattiche
Sebbene il calcio sia uno sport in grado di offrire, a una persona ricca di idee, fantasia e creatività, insieme a tante opportunità di divertimento, inibendo l’iniziativa, la spontaneità e la creatività, si rischia una grande standardizzazione di tutto il gioco. Per cercare di ottenere i migliori risultati nel minor tempo possibile, fin dalla tenera età, i bambini dovranno concentrarsi su quattro aree didattiche. Le elenchiamo di seguito:
- acquisizione di un perfetto e dinamico controllo del pallone (trattamento della palla) attraverso un contatto continuo piede-palla con tutte le superfici possibili. Così si interiorizzano quei prerequisiti tecnici, motori, coordinativi propedeutici a finte, cambi di direzione, arresti e ripartenze, dribbling frontali e dorsali, ricezione-trasmissione, radente e aerea; questo lavoro migliora la bilateralità, la flessibilità e l’elasticità articolare e la coordinazione;
- vittoria del confronto diretto con l’avversario, ovvero sviluppo di tutte quelle gestualità tecniche che poi in partita serviranno per vincere duelli e conquistare spazio, attraverso un apprendimento analitico delle gestualità sopracitate;
- superamento dell’avversario da soli o con l’aiuto di compagni di squadra – allenati i primi due punti (gestione della palla e confronto diretto), è il momento di trasferire determinate abilità tecniche all’interno dei giochi di applicazione con pressione totale, attraverso duelli di 1>1 e 2>2;
- creazione del maggior numero possibile di opportunità di andare a rete – significa allenare in ogni seduta il tiro in porta, associandolo ai gesti insegnati in precedenza.
Nel prossimo articolo entreremo nello specifico delle priorità tecniche a seconda delle fasce di età, parlando di quante abilità tecniche sviluppare a sessione, dell’importanza del trattamento di palla in ogni seduta e dei “compiti a casa” e di come utilizzare efficacemente, per gli allenatori, lo schema dell’allenamento a seconda degli obiettivi tecnici che si vogliono perseguire.
BOX in prima pagina
Ivan Zauli sarà uno dei relatori al nostro Master per il Settore Giovanile che si terrà a Coverciano (Firenze) nel week-end del 22-23 giugno. Non perdete l’occasione di confrontarvi in aula e sul campo con lui!